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giovedì 29 agosto 2013

Dateci Corda - Una sala prove PUBBLICA a CISTERNA


Nei prossimi mesi noi Giovani Democratici di Cisterna saremo impegnati in questa raccolta firme: "Dateci Corda", per chiedere l'impegno del Comune nell'apertura di una sala prove pubblica.

Sarebbe una grande occasione per tutte le band emergenti che hanno difficoltà a suonare in posti adatti e con la strumentazione necessaria.
Un piccolo investimento per il Comune che sicuramente farebbe molto bene alla città, soprattutto per le generazioni più giovani che potrebbero trovare nella sala prove un luogo di aggregazione e condivisione delle loro esperienze musicali e non solo.

Potete già da ora firmare online cliccando qui.

Qui inoltre potete trovare il nostro video che spiega l'iniziativa facendo intervenire i protagonisti veri di questa raccolta firme: le band emergenti cisterna.

Ecco il link:   http://www.youtube.com/watch?v=bXtkxYR41Pw&feature=c4-overview-vl&list=PL5769AC462ABF8A16

Inoltre, OGGI 29 AGOSTO ORE 21.30,  AL WINE - BAR MEDITERRANEO a Cisterna di Latina, ci sarà un'esibizione live per lanciare la raccolta firme.

Venite ad ascoltare buona musica live, e a firmare!

Insomma DATECI CORDA!


GIOVANI DEMOCRATICI CISTERNA

lunedì 3 giugno 2013

Le mani sulla città

Le mani sulla città

Oggi è uscito il secondo video di questa nostra campagna d'informazione, quindi credo sia fondamentale questo post per capire il senso generale che sta dietro a questi video e immagini che condividiamo e commentiamo sui Social Networks.

Lo facciamo perché crediamo sia necessario far capire i cittadini che dobbiamo ripensare la città e che non possiamo in nessun modo continuare con questo tipo di governo.
Tanti sono i casi che affronteremo in questi mesi che contengono tutti lo stesso messaggio quello di cambiamento della città.

Purtroppo ci siamo abituati agli scempi fatti durante questi anni di cattiva gestione della città, ci siamo abituati alle buche in pieno centro, ad un edificio storico (l'ex mulino Luiselli) lasciato a se stesso e vittima di progetti molto discutibili.
Che dire ci siamo abituati.

Quindi crediamo sia necessario rompere questo incantesimo e iniziare a progettare per la città, e creare, insieme, forze politiche e cittadini, un nuovo modello di sviluppo e di crescita del Paese.

Delle forze responsabili che si rendono conto dello stato della loro città e si mettono a lavoro per ricostruirla, e a ripensarla diversamente.

Questo è il GRANDE obiettivo che ci proponiamo con questa campagna, è una denuncia che sottintende una richiesta di collaborazione tra forze responsabili per il bene di Cisterna.

Seguiteci sul nostro canale youtube: http://www.youtube.com/user/StatoLiberoTV

E sulla nostra pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Le-mani-sulla-citt%C3%A0-Cisterna/318242561638056








                                                                                                        Lorenzo Tedeschi, 
                                                            Segretario dei Giovani Democratici di Cisterna



martedì 14 maggio 2013

Peppino Impastato: "La mafia uccide. Il silenzio pure."



Oggi, come 35 anni fa, ancora parliamo di lui, non solo per ricordarlo nel suo coraggio e nella sua forza d'animo, ma anche e soprattutto per continuare a combattere con lui e per lui quella “macchina assassina” che toglie la vita indistintamente a suo piacimento.

Un destino segnato
Giuseppe Impastato nasce a Cinisi in una famiglia mafiosa. Suo zio, Cesare Manzella, era un boss di prima grandezza, ucciso nel 1963 in una Giulietta imbottita di tritolo; suo padre, Luigi, era stato inviato al confino durante il periodo fascista e aveva stretto un forte legame d'amicizia con un uomo che era il numero uno di Cosa nostra, Tano Badalamenti. Ma Peppino è un ribelle, va via di casa rompendo con il padre, combattendo la mafia, militando nei gruppi di Nuova Sinistra, conducendo le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell'aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati, fondando una radio libera autofinanziata, con cui denuncia i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Tano Badalamenti, che sarà infatti, il mandante del suo assassinio.

La morte
Peppino mostrava cosa stavano facendo al suo paese; faceva nomi e cognomi di mafiosi e politici, senza indugio, senza paura. Morto a soli trent'anni, il 9 maggio del 1978, cinque giorni prima della sua elezione a Consigliere Comunale di Cinisi, nelle liste di Democrazia Proletaria. Lo fecero letteralmente a pezzi, sui binari della ferrovia di Cinisi: lo misero sulle rotaie dopo averlo stordito, adagiarono il suo corpo su una carica di tritolo e fecero brillare l'esplosivo. Per ventitré anni provarono a cancellarne il ricordo, sotto macerie di false testimonianze e calunnie per ricostruzioni di comodo che lo volevano suicida o saltato in aria accidentalmente, maneggiando l'esplosivo. La notizia della sua morte arrivò il giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, avvenimento che pose la storia di Peppino al margine, all'ombra: l'esplosivo non fu mai esaminato, la sua autovettura mai analizzata, bastò una “lettera d'addio” a certificare l'ipotesi del suicidio. Ma non per chi l'aveva conosciuto, non per chi aveva combattuto al suo fianco, spalla a spalla per tutti quegli anni.

La verità
La travagliata vicenda fu archiviata, poi riaperta. Vennero interrogati e indagati i compagni di partito di Peppino per un “complotto”. Questi, insieme al fratello e alla madre di Peppino, non smisero neanche un attimo di lottare per la giustizia, per la verità, per non far sprofondare nell'oblio del ricordo la sua storia. Nel 1994 la verità venne a galla: l'omicidio era stato voluto da Tano Badalamenti ed eseguito da Francesco di Trapani e Nino Badalamenti. Tano, d'accordo con Luigi, il padre di Peppino, ordinò di uccidere il ragazzo, solo quando Luigi, di ritorno da un viaggio in USA, morì in un “misterioso” incidente stradale sul quale, ovviamente, non si indagò. Nel 1995 Palazzolo, il braccio destro di Badalamenti, fu il primo ad essere condannato. Felicia Bartolotta, madre di Peppino, allora aveva 85 anni. “Ora - disse - tutti sanno qual è la verità. Ora aspetto la condanna di Badalamenti e poi posso anche morire […] Anche gli insetti se lo sono mangiati mio figlio. Che ci vado a fare al cimitero? Lì non c´è. Solo un sacchetto, questo mi hanno lasciato”.

Le celebrazioni
Oltre alle manifestazioni in suo onore, in cui in tutti questi anni i suoi concittadini si sono distinti, quest'anno un'occhiata ammirevole va alla regione Lazio: i Giovani Democratici della Provincia di Latina, in concomitanza con l'anniversario della sua morte, hanno avviato dal 9 maggio una campagna per l'intitolazione di una strada a suo nome, in ogni Città dove è presente un circolo dei GD, basta firmare la petizione. Una bella idea da belle menti, giovani e militanti.

                                                                                                                                 Giorgia Pellorca


I Giovani Democratici di Cisterna, nei prossimi week-end saranno in piazza con il proprio gazebo per la raccolta firme per l'intitolazione di una strada a Peppino Impastato anche nella nostra città.

lunedì 19 novembre 2012

Tutte le informazioni sulle Primarie a Cisterna

Tutte le informazioni per le registrazioni delle Primarie:

Qui a Cisterna saremo dal Lunedì al Venerdì dalle 17.00 alle 20.00 presso la sede del PD (Via Coppetelli, fianco S. Maria Assunta)

Inoltre SABATO 24 NOVEMBRE ci sarà un gazebo in PIAZZA XIX MARZO DALLE 10.00 ALLE 13.00 E DALLE 17.00 ALLE 20.00
Si voterà Domenica 25 Novembre presso SALA DELLA PACE (ex sala delle statue) al Comune dalle 8.00 alle 20.00 e, se non lo si è fatto prima ci si potrà registrare, chiaramente, prima di votare.

Piccolo mito da sfatare: le registrazioni online non bastano si deve comunque venire a registrarsi sui registri comunale, quindi venire di persona presso i gazebo allestiti o in Sezione.

Registratevi alle primarie e scegliete Bersani come vostro futuro Presidente del Consiglio!

martedì 16 ottobre 2012

Noi scegliamo Bersani.


Per anni ci siamo lasciati affascinare dal mito liberista, ispiratore di democrazia e uguaglianza, lo abbiamo fatto diventare egemonia culturale, talmente forte che ha coinvolto anche le sinistre mondiali. Ha partorito la terza via Blairiana, la Neue mitte Tedesco o l’esperienza dell’Ulivo italiana.
Per anni la questione economica è stata trascurata ed è stato lasciato sempre più spazio alla potenza dei mercati finanziari, pensando che fosse giusto che si autoregolassero.
Questo spazio lasciato però ha creato un arretramento della politica a favore dell’economia, un arretramento che pesa sia sulle forze che politiche, ma soprattutto sui cittadini onesti.  
A pensare che al primo anno di Economia, ti dicono che la Politica deve organizzare l’Economia non il contrario.
Non avranno studiato bene.
Tutto questo ha portato a una crisi sistemica che ha peculiarità non solo economiche e sociali, ma anche culturali e politiche.
Le ultime due sono importanti almeno quanto le prime due, perché vogliono dire, forse con un eccesso di semplicismo,: non capire più la società e non saperla più guidare.
Analizzando l’aspetto storico di questi due paradigmi si arriva a facili conclusioni: nazionalismi e secessioni.
In Europa è a rischio la democrazia; in Grecia è entrata in parlamento una forza dichiaratamente di stampo nazista, l’Alba Dorata; in Ungheria Victor Orban sta abolendo ogni libertà; il Partito nazionalista guidato da Marine Le Pen è la terza forza politica in Francia.
Questa è una battaglia politica che non possiamo perdere, noi democratici e progressisti ci dobbiamo unire per salvaguardare il bene comune.

Nel nostro Paese le derive demagogiche e populiste stanno sempre più prendendo spazio, cavalcando malumori e slogan preoccupanti.
È una cosa che non dobbiamo permettere perché vorrebbe dire perdere una sfida fondamentale per l’Italia e l’Europa.

C’è una sfida storica davanti a noi che farà da cesura rispetto alla Seconda Repubblica, ricostruire l’Italia e dare una dimensione politica all’Europa ripartendo dalla Democrazia e dalla nostra Costituzione.
Questo Bersani e il Partito Democratico l’hanno capito e hanno raccolto questa sfida insieme a milioni d’italiani, iscritti, militanti e simpatizzanti.
Bisogna ritornare ad avere una credibilità politica che può essere formata solo partendo dall’idea che la politica sia a servizio della comunità, basta personalismi e pensare la politica come proiezione di una carriera, c’è bisogno di serietà e sobrietà.
Queste primarie saranno l’occasione per riaprire il confronto con i cittadini sui contenuti politici di una proposta e un’idea di mondo differente, che risollevi gli italiani e l’Italia.
Un’idea che muove da un’analisi profonda della realtà, che si traduce in soluzioni reali e innovative per il paese, questo è quello di cui abbiamo bisogno.
Una forza politica come la nostra deve essere in grado di guidare questi processi politici, proponendo un patto democratico con i cittadini e i corpi intermedi perché è fondamentale lo sforzo di tutti per uscire da questa condizione.
Ripensare la politica economica e lavorativa, costruire un Welfare forte, investire fortemente nella ricerca e nell’Istruzione e ripensare l’Italia in una dimensione europea, questa è l’unica via.
Crediamo che si necessario l’intervento statale e europeo per regolare il mercato e garantire maggiore trasparenza nei suoi paradigmi, così da salvaguardare le persone che vogliono investire nel nostro Paese. Eliminare definitivamente la speculazione finanziaria. Investire sul lavoro e sui lavoratori, creando un forte Welfare State, che aiuti i cittadini a ripensarsi nel mondo del lavoro, ma che al tempo stesso li tuteli. È chiaro che non abbiamo bisogno di uno Stato assistenzialista, ma uno Stato capace di fornire strumenti necessari allo sviluppo delle economie.
Ripartire dal Sud con delle serie riforme strutturali, che aiutino questa parte importantissima del Paese a risollevarsi ed esprimere tutto il suo potenziale economico e commerciale. Investire su ricerca e sviluppo perché lì è il nostro futuro e la nostra economia più grande e forte, bisogna mettere in mano ai nostri ricercatori i mezzi necessari per crearlo questo futuro, però.
Questa è l’unica via possibile, coniugando l’austerità con la crescita.
 La ricetta di sola austerità fa andare in testacoda uno Stato che non ha più possibilità di sviluppo e ripresa economica.
Tutto questo però deve avvenire in una situazione ben delineata e precisa: un’Europa unita che abbia la forza di creare un mercato del lavoro, sociale e culturale europeo.
I popoli dell’unione europea avranno davanti, così, un maggior numero di possibilità di crescita personale, ma soprattutto comunitaria.

Quindi v’invitiamo a fare attenzione a chi pone prima la propria persona e poi il suo programma politico, a chi offre ancora lo stesso pensiero economico liberista, a chi si ferma troppo sul formalismo delle cose e non va a livello sostanziale, a chi non parla di Welfare e Lavoro, a chi non fa un percorso storico e un’analisi, ma si pone ugualmente come futuro e a chi vuole che i cittadini siano ancora passivi alla politica.

Abbiamo un'unica occasione per cambiare il Paese e l’Europa e scegliere da che parte stare è fondamentale.
Noi abbiamo scelto Bersani.


                                                                                         Lorenzo Tedeschi,

                                                                          Segretario Giovani Democratici Cisterna

sabato 1 settembre 2012

Omaggio alla Costituzione


Piero Calamandrei sulla Costituzione.


Il discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria  il  26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un  gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici che stanno a fondamento della nostra vita associativa. 
L’art.34 dice:” I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi
più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che
è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma
soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: ”E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo- “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia  in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società. E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi! E‘ stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime.
Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili  politici, ai diritti di libertà,
voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica,
quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano
sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino
contro il passato. Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: “ E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma no è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva,che mira alla trasformazione di questa società  n cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto in noi  per trasformare questa situazione presente.
Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La
costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni
giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di
mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla
costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in
questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani.
”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo
discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d
quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di
questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran
burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito
domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il
bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe,
Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che
me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica. E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere,da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario
non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della
sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria
libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2  giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese. Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art.52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento  delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, ll’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un
testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

domenica 22 luglio 2012

Carturan non è il problema, lo siete tutti voi!

Parlando del Consiglio Comunale di ieri mattina, non possiamo far altro che dire di nuovo alla maggioranza che si deve dimettere perchè non è in grado di governare la nostra città. In merito alla sfiducia: un gesto chiaramente politico che è servito a ristabilire gli equilibri di maggioranza, Carturan non è il problema della Giunta Merolla come non lo era Rosina o Bellotto, ma il problema reale sono loro che sono degli incapaci. La votazione della sfiducia è stato poi un chiaro gesto di impotenza politica poichè il Sindaco è stato costretto a votare per raggiungere la maggioranza minima per far passare la mozione (15+1). 

Vedete tutto questo ci motiva ancora di più ad impegnarci nella nostra opera politica che faccia veramente gli interessi della città. Noi il nostro matrimonio (per citare Cicchitti) lo facciamo con le idee di rinnovamento calate in una dimensione reale della società e della sua evoluzione, proposte concrete e solide.


                                                                                        

                                                                            Lorenzo Tedeschi
                                                        Segretario dei Giovani Democratici di Cisterna